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Breve storia delle Banche del Tempo

L’esperienza nasce in Gran Bretagna negli anni ’80 con i Lets: piccole comunità solidali che scambiano tra loro tempo, saperi e anche beni.
I Lets sono una risposta sia allo smantellamento dello stato sociale che interrompeva all’improvviso l’erogazione di servizi pubblici, che alla nuova povertà creata dalla politica.
Nati per necessità contingenti, i Lets diventano un’idea di diffusione di un’economia “alternativa” rivelandosi nella loro funzione di ri-socializzazione.
L’idea viene esportata in altre paesi, in Francia sono i Sel in una veste meno politica, dai quali è mutuato il sistema delle Banche del Tempo. Qui l’aspetto più rilevante è quello di socializzazione e di recupero della convivialità, e dove è escluso lo scambio di beni e ci si limita allo scambio di tempo per servizi e saperi.
Gli aspetti in comune di queste esperienze sono:

  • lo scambio in assenza di reciprocità diretta, attraverso il sistema di addebiti e accrediti con la Banca del tempo;
  • il territorio di riferimento limitato alla città, al paese o quartiere;
  • il tempo come unità di misura o di monete fittizie come mezzo di scambio; gli strumenti di contabilizzazione come ad esempio gli assegni;
  • il ruolo dell'animazione sociale e della convivialità come riunioni, feste, momenti d'incontro;
  • il ruolo del coordinatore, la persona a cui rivolgersi per ottenere informazioni etc.

In Italia il primo progetto finalizzato a creare una Banca del Tempo nasce a Parma nel 1992 per iniziativa di un dirigente sindacale, ma la prima vera Banca del tempo nasce a  Sant'Arcangelo di Romagna, nel 1995, la seconda a Recanati,  poi Milano, Roma, Ivrea, Bologna.